Nome consolidato sulla scena roots europea, l’olandese Ad Vanderveen vanta una discografia notevole (una ventina le pubblicazioni a partire dalla fine degli anni Novanta) e una prolificità che non si smentisce neppure con questo Candle to You, disco che segue di solo un anno il già apprezzato Release. È capitato qualche volta di incrociare la sua carriera anche sulle pagine del nostro web magazine, anche se da qualche tempo ne avevamo perso le tracce. Lo ritroviamo sempre fedele al suo stile, quello che lo ha fatto accostare all’Americana e al folk rock d’autore, un suono che gli è valso anche numerose collaborazioni con colleghi d’oltreoceano come John Gorka (un duetto era presente nell’album Denver Nevada del 2018), Eliza Gilkyson, lo scomparso David Olney, senza dimenticare che persino Van Morrison lo aveva scelto come artista di apertura nel suo tour olandese di qualche anno fa.
Insomma, Vanderveen ha basi solide, una scrittura musicale morbida ed elettro-acustica che richiama la West Coast, il country rock dei 70s e tutta quella generazione di songwriter che in quegli anni ha raccontato i sogni, gli amori, le illusioni di una generazione. Non a caso Candle to You, album e canzone omonima, sono visti dallo stesso Vanderveen come un omaggio esplicito ai suoi due principali eroi musicali, Bob Dylan e Neil Young. Del primo ci sono tracce meno evidenti, ma resta un’impronta, magari quella più tradizionalista di Nashville Skyline e New Morning, mentre direi senza tema di smentite che il secondo rappresenti la vera stella polare del nostro Ad Vanderveen, fin quasi alla maniacale riproduzione di certe dinamiche sonore. Basta ascoltareFollowing the Wind, Last Venture, Miss that World, la dolcezza degli impasti creati da armonica, pedal steel (Jan Erik Hoeve) e chitarra acustica (ma anche mandola, strumento che spesso Ad utilizza per la composizione) per accorgersi dell’amore e del rispetto verso il loner canadese.
D’altronde, saranno le stesse origini di Vanderveen – in parte di famiglia canadese, anche se nato a Hilversum, Paesi Bassi – a far crescere questo affetto, ma è fuori discussione che Candle to Yousi muova su quella linea ideale che va da Harvest a Prairie Wind passando per Comes a Time, per intenderci il Neil Young più intimo e dai toni elegiaci. È senza dubbio il limite di un disco che comunque risulta suonato e prodotto con classe, senza mai eccedere (le più elettriche sono Over Time e il finale che più “younghiano” non si può di Air Guitar, ode ai propri sogni di rock’n’roll) e con quella voglia di scrivere di amore e sentimenti, sempre tra il personale e l’universale, che distingue il lavoro del “buon songwriter”. Qualche volta più folkeggiante e solitario (pregevole Window in the Rain, delicato l’avvio di Do What You Love), altre spalleggiato dalla band, che prevede anche il morbido intervento degli archi di Neil James Morrison (viola e violino), Ad Vanderveen non si allontana mai dalla sua missione.
Davidi Albini – Roots Highway, IT